Il mondo del pisé
Da un’antica tecnica costruttiva, ecologica e sostenibile, un dialogo tra passato e contemporaneo e un segno distintivo nel paesaggio del Gavi: il sorprendente mondo della terra cruda
Martin Rauch: l'artista della terra cruda
Intervista a Martin Rauch, a cura dell’architetto e giornalista Giuliana Zoppis. Nato nel 1958 a Schlins, in Austria, Martin Rauch è uno dei massimi conoscitori della tecnica del pisé a livello internazionale. Dal 2002 è professore onorario dell’UNESCO per il dipartimento “Architettura di Terra”.
La terra è utilizzata sempre di più in varie parti del mondo come materiale della bioedilizia per le sue caratteristiche ecologiche. La prima è la buona traspirabilità, che consente di realizzare muri privi di condense, unita alla capacità di regolazione dell’umidità dell’aria, nel caso in cui sia troppo secca o troppo umida e alla totale assenza di inquinanti indoor, che la rendono adatta a realizzare ambienti salubri.
Nel realizzare le pareti in pisé della Cantina La Raia lei ha impiegato terra da sbancamento e altra locale, miscelata, con risultati estetici davvero sorprendenti. Quali altri vantaggi dà il pisé sulla buona conservazione degli alimenti e, in particolare, del vino?
La terra è utilizzata sempre di più in varie parti del mondo come materiale della bioedilizia per le sue caratteristiche ecologiche. La prima è la buona traspirabilità, che consente di realizzare muri privi di condense, unita alla capacità di regolazione dell’umidità dell’aria, nel caso in cui sia troppo secca o troppo umida e alla totale assenza di inquinanti indoor, che la rendono adatta a realizzare ambienti salubri. In questo senso, il materiale scelto per la cantina, ha un effetto sorprendentemente positivo sul mantenimento del prodotto. Notevoli sono anche l’inerzia termica della terra cruda, cioè la sua capacità di accumulo del calore e l’alto coefficiente di isolamento termico che consente di risparmiare sui costi di gestione del riscaldamento.
La tecnica antica del pisé può essere abbinata a sistemi innovativi che ne facilitano la realizzazione. Quali?
Quello a cui sto lavorando con il mio team mira ad avviare la terra cruda verso una dimensione industriale, l’unica capace di rispondere alle tempistiche imposte dal nostro tempo. La meccanizzazione della produzione di elementi in pisé è un processo complesso che sto tentando di mettere in atto gradualmente con l’ideazione di apparecchiature specifiche. È una vera e propria prefabbricazione del costruire in terra: per ridurre i tempi di lavoro sul cantiere e permettere la totale indipendenza dagli agenti atmosferici. È importante ricordare che durante il processo costruttivo l’acqua è il peggior nemico del pisé! Per consentire alla parete di terra di essere impermeabile e protetta da infiltrazioni, servono uno zoccolo come basamento e una copertura. Un ulteriore vantaggio della prefabbricazione del pisé è di calcolare con precisione il comportamento termico della terra e di sfruttarne la modularità: maggiore versatilità, facilità di posizionamento e di gestione, adattabilità alle più svariate quantità produttive. Pareti, insomma, non più rigide e legate alla fattura in loco. Credo che questa razionalizzazione sia in grado di promuovere anche l’innovazione sociale e lo sviluppo occupazionale come punto di contatto tra industria e artigianato.
Quali sono i materiali edilizi che meglio si sposano con la terra cruda?
Sin dall’inizio dei miei esperimenti, ho evitato l’uso di materiali convenzionali e soprattutto del cemento armato, cercando di risolvere i limiti strutturali legati a questa tecnica con vari espedienti. L’affinamento è avvenuto per mezzo di studi sulle stratificazioni e la loro compattazione, l’elaborazione di casseforme, l’uso di armature e rinforzi. In Paesi come l’Italia, però, dove la normativa antisismica non contempla l’uso del pisé per la struttura portante di un edificio, ci si limita a costruire in terra elementi di tamponamento o finiture. L’impiego della terra cruda è, invece, particolarmente indicato negli edifici in legno, ai quali conferisce massa e inerzia termica, resistenza al fuoco e regolazione dell’umidità. Per quanto riguarda le finiture, essa fa presa, per ragioni di natura meccanica, sulla maggior parte dei supporti: elementi in laterizio, legno o calcestruzzo e su intonaci preesistenti. Come supporto per intonaci di terra sono indicati pannelli di fibre vegetali, come nel caso di Casa Rauch dove ho usato uno strato di 10 cm di canniccio: oltre ad essere un ottimo pannello porta-intonaco, esso controlla l’umidità di risalita delle pareti. L’uso congiunto alla terra di altri materiali quali legno, vetro, ceramica e cotto rinnova e sviluppa la tecnica da noi adottata, per un’architettura innovativa che faccia da ponte tra passato e presente e da rampa di lancio per il futuro.
Che costi si raggiungono al metro quadro con il pisé applicato all’edilizia attuale in europa?
Diversi aspetti del processo produttivo influiscono sul fattore economico. Il primo è il carico di lavoro richiesto a una manodopera specializzata. In questo senso il processo di meccanizzazione che gradualmente stiamo mettendo in atto avrà un effetto rilevante sulla riduzione dei costi. Un secondo fattore è la mancanza di figure professionali sul territorio europeo e un terzo, a esso collegato, è quello della diffusione: il fruitore finale non è informato dell’esistenza di prodotti a base di terra cruda e nell’immaginario collettivo questo materiale si lega a un’architettura “povera” e di bassa qualità. Di conseguenza la filiera produttiva è ridotta, con ricadute sul costo finale del prodotto, che in Europa si aggira tra i 500 e i 1000 Euro al mq, nonostante il costo all’origine sia molto basso.
Nel costruire in terra cruda nel suo paese, l’Austria, e in Italia, che problemi burocratici e logistici ha trovato?
La Cappella della Riconciliazione (1999) è il mio primo lavoro in pisé a Berlino. Con gli architetti Peter Sassenroth e Rudolf Reitermann, ci siamo scontrati con i limiti imposti dalle autorità tedesche e il tessuto normativo antisismico berlinese. In quel caso è stato necessario un sovradimensionamento statico delle pareti portanti, realizzate con uno spessore sette volte maggiore rispetto a quello previsto dal calcolo delle resistenze ammissibili. Mentre in Austria la burocrazia pone freni limitati a questa tecnica, in Italia ci sono molti ostacoli dati dalla rigidità della normativa antisismica che non riconosce la terra cruda come materiale da costruzione regolamentato a tutti gli effetti, se non per alcune applicazioni o in associazione con altri leganti. In Austria, come in Messico o in Nuova Zelanda, esiste invece una legislazione che regola l’impiego di questo materiale, permettendone lo studio e quindi la riduzione di tempi e costi di realizzazione.
A quale nuova impresa sta lavorando?
Siamo sempre su progetti diversi contemporaneamente, sia in Austria sia all’estero. Le nostre realizzazioni vanno dagli oggetti di design, forni e sedute in terra disegnati su misura, a progetti su larga scala: edifici scolastici (tre negli ultimi due anni), residenziali e religiosi, fino a opere di edilizia industriale.
Come può un giovane imparare a progettare e costruire con il pisé?
Il settore è in pieno fermento: l’interesse dei giovani, degli architetti, degli artisti e dei costruttori più impegnati, è in forte aumento. Nonostante il supporto di numerosi Dipartimenti di Ricerca universitaria non sembra, però, che il settore sia ancora coinvolto dalla filiera produttiva, come spiegavo sopra. Posso solo consigliare ai giovani interessati di sperimentare molto, essere intraprendenti e volitivi, di non demordere e creare, perché la terra ha un grosso potenziale per migliorare il nostro presente e per costruire il futuro.