| Una vita bio
Biodiversità urbana: idee, scoperte, letture
Molti hanno fatto in lockdown incontri del “terzo tipo” con animali liberi nelle città silenziose e svuotate: uccelli di ogni tipo, soprattutto, ma anche scoiattoli, rane e lepri.
Nelle zone prossime ai boschi e al mare, c’è chi ha toccato con mano quella fase dell’Antropocene che alcuni scienziati definiscono “anthropausa”: un considerevole rallentamento globale delle attività urbane ha consentito ad altre specie viventi di entrare nelle nostre strade e piazze, di sconfinare negli attracchi dei porti (caprioli, ricci, delfini).
Alcune specie, ci si domanda, potrebbero aver interiorizzato possibilità nuove per trovare cibo, acqua e rifugio lontano dai loro nidi? Ma come e dove accoglierli in permanenza nel nostro habitat cittadino?
Alcune suggestioni arrivano dal filosofo e scrittore francese Baptiste Morizot, che nel suo ultimo libro “Sulla pista animale” (Nottetempo) suggerisce sistemi per praticare una rinnovata solidarietà universale con gli altri esseri viventi (dal tracciamento esplorativo ai sistemi per rendere bio-abitabili alcuni spazi urbani, in sintonia con l’antropologo Bruno Latour, “La sfida di gaia”, Meltemi editore).
Visioni ben distanti dal passato: se si pensa che la sola vista della coda di un pavone faceva star male Darwin, perché gli rammentava la difficoltà di spiegare gli ornamenti degli animali con la teoria della selezione naturale. Oggi siamo più disposti a incoraggiare, almeno in sicurezza, presenze vive con code, ali e piumaggi nei nostri giardini e balconi.
Una contiguità favorita, a detta di Antonio Moresco nel suo “Canto degli alberi” (Aboca), dalla vicinanza con il mondo vegetale, arboreo e coltivazioni dell’orto in primis. Ed ecco un gran fiorire negli spazi aperti e contigui alle nostre stanze di piante odorose di buddleia, lilla, veronica, valeriana per attirare le farfalle cleopatra, celastrina e icaro blu.
Per proteggere le fioriture e combattere i parassiti si invitano con vasi di calendula, fiordaliso e tarassaco animaletti utili e amichevoli come le coccinelle e, più in generale, i coleotteri (pure in vendita nei vivai).
Micro prove di biodiversità urbana che possono aiutarci a capire (forse) che “l’altro siamo noi”.