| Una vita bio
L'umanità che sogna
“I have a dream” (io ho un sogno), la frase di Martin Luther King tornata potentemente dagli anni ’60 nei reportage delle proteste che dagli Usa sono dilagate nel mondo, ci porta a ripensare ai sogni. La potenza del sogno può essere rigeneratrice, una valvola che si apre (se accolta) a esperienze liberatorie e creative. La scrittrice Michela Marzano e lo psicanalista Vittorio Lingiardi hanno raccolto nell’iniziativa del quotidiano La Repubblica “L’Italia che sogna” il racconto collettivo di quanti hanno accettato di testimoniare sulle loro notti in lockdown. Emozioni che, come in un film, parlano di noi: desideri e fughe, incubi e paure, ma anche sogni “corali” dove più componenti della medesima famiglia hanno visto nel sonno lo stesso volto o lo stesso luogo. Secondo le ricerche del prof. Mark Blagrove del Laboratorio del Sonno dell’Università inglese Swansea durante il Covid19, a fronte di un aumento sensibile e diffuso dell’insonnia, la fase REM -quella che ci fa ricordare i sogni- si è allungata (www.swansea.ac.uk). In questo periodo di riflessione e confronto, molti sono anche i “sogni a occhi aperti”, visioni potenti come forze motrici. L’ultimo sogno dell’architetto Stefano Boeri è di darsi appuntamento per la Giornata degli Alberi, il prossimo 21 novembre, in un grande raduno collettivo, fisico e gioioso, intorno all’ulivo più vecchio d’Italia (ha superato i 4mila anni), a cui è stato dato il nome di S’Ozzastru, a Santo Baltou di Luras (Sassari), per ragionare insieme sui destini del mondo.